Addio ad Anna Monlarini

La Ginnastica Pavese ha perso un pezzo importante della sua storia. Anna Monlarini, 91 anni, si è spenta martedì sera fra le mura di casa sua. Monlarini era entrata nella Ginnastica Pavese nella sezione di artistica subito dopo la fine della seconda guerra mondiale e immediatamente aveva dimostrato il suo notevole talento nelle gare regionali che l’hanno vista quasi sempre salire sul podio.

Nel 1950 Anna Monlarini venne chiamata a far parte della squadra nazionale che partecipava ai campionati del mondo di Basilea, dove ha conquistato una bellissima medaglia di bronzo con la squadra azzurra ed ha concluso al trentesimo posto nella gara individuale.

Tra il 1949 e il 1952 la talentuosa ginnasta pavese ha vestito cinque volte la maglia azzurra, tanto che nel 1952 è stata convocata anche per far parte della squadra di ginnastica artistica femminile che ha partecipato ai Giochi Olimpici di Helsinki piazzandosi al sesto posto. La ginnasta pavese gareggiò tre volte con la nazionale negli incontri fra Italia e Francia che si sono susseguiti nel corso degli anni, oltre a scendere in pedana in mondiali ed Olimpiadi.

Il suo curriculum parla anche di cinque vittorie nei concorsi internazionali a squadre: ad Annecy 1949, Cannes 1950, Romans sur Isere 1951, dove si classificò al primo posto anche nella gara individuale, Cannes 1953 e Liegi 1956. Monlarini, infatti, nella prima metà degli anni cinquanta ha fatto parte della fortissima squadra della Ginnastica Pavese che era allenata dal professor Carlo Lanza che ha primeggiato in Italia e all’estero.

«Anche se da molti anni non riusciva più a frequentare più la palestra Civica di via Porta – afferma un dispiaciuto presidente Lorenzo Lanza – Anna era ancora molto legata alla Ginnastica Pavese che seguiva attraverso gli articoli del giornale. Non solo, la Monlarini aveva donato alla nostra società alcune medaglie che si era guadagnata nella sua lunga carriera di atleta e che rappresentano preziosi ricordi. Con la scomparsa di Anna Monlarini la Ginnastica Pavese perde un altro pezzo importante della sua storia».

Di Maurizio Scorbati