Prolusione del Prof. Siro Pietro QUARONI in occasone del 120º anno di fondazione della Societa' Ginnastica Pavese tenutasi alla Sala dell'Annunziata in Pavia, domenica 10 ottobre 1999.

Gianni BRERA

Dirigenti seri e preparati

Spirito di aggregazione

Risultati sportivi

Mino MILANI

Società Ginnastica Pavese

Tutti sappiamo cosa significa società, così come, ovviamente, conosciamo la ragione di pavese, ma non vi siete mai chiesti cosa vuol dire, cos’è e il perché di ginnastica?
L’illuminato e pavesissimo compianto Gianni Brera, nella sua prefazione al volume del centenario, scriveva:
"La ginnastica è come l’arte del fabbro. La materia differisce solo per via del sangue che la anima. Il metallo è inerte: vivrà domani, plasmato in utensile d’uso quotidiano e perché possa vivere dovrai farlo anche parte di te stesso; ma il corpo umano è una realtà che evolve, purtroppo, nel tempo, e plasmarlo è più difficile che non sembri. Una macerazione continua, un esorcismo feroce. Il gesto si nobilita via via di movenze coordinate, sincroniche, belle. Tu con la ginnastica, fai obbediente la prigione della tua anima ed io, estasiato, ne godo."
Ecco perché questa società che propriamente si chiama ginnastica e che da tanti anni forgia i ragazzi, rendendoli padroni di se stessi, per farli diventare uomini sani e buoni cittadini, può festeggiare oggi, con legittimo orgoglio i suoi 120 anni di vita.
La forza e la vitalità di una qualsiasi società sportiva, club, associazione od altro, sono rappresentate da alcuni elementi indispensabili:
Dirigenti seri e preparati
Spirito d’aggregazione
Risultati sportivi

Senza questi ingredienti, nessuna società sportiva può durare a lungo. La Ginnastica Pavese può dirsi ben fiera di aver sempre ottemperato a questo paradigma, infatti, i suoi 120 anni lo dimostrano.

Dirigenti seri e preparati: non vorrei sembrare retorico o incensatore, affermando che i 15 presidenti che si sono succeduti nel tempo alla guida della società, hanno lasciato un’eredità di tutto rispetto, un’eredità che l’attuale presidente, il comm. Grassani non solo ha saputo ben amministrare, ma nei suoi 54 anni di conduzione ha incrementato, evolvendosi con l’evoluzione dei tempi superando difficoltà difficilmente immaginabili.
La crisi provocata, dieci anni fa, dalla presunta instabilità della torre di S. Dalmazio, con conseguente abbandono della sede storica per ben sei anni, è stata superata solo grazie all’abnegazione, allo spirito di sacrificio, alla volontà caparbia ed anche al concorso economico di Grassani e dei suoi collaboratori. Si potrebbe affermare che la società Ginnastica Pavese è rinata il 7 ottobre 1995 quando è potuta tornare alla Palestra Civica. Quel giorno la società è rinata con lo stesso entusiasmo, pur velato da mille preoccupazioni, che nel 1879 aveva spinto Varasi, Citterio, Rizzo e Calcagni a creare a Pavia una società sportiva per e attività motorie sulla terraferma, dopo che tre anni prima n’era stata fondata una fluviale, che aveva ed ha tuttora finalità remiere: la Canottieri Ticino.
Colgo l’occasione per rivolgere un caloroso saluto alle altre società sportive ultracentenarie, della provincia, mi riferisco appunto alla Canottieri Ticino ed alla Costanza di Mortara.
Non credo sia necessario aggiungere altri particolari relativi ai dirigenti, se non il merito, ancora una volta di Grassani, di essersi saputo attorniare da dirigenti altrettanto validi, collaboratori fattivi, e tecnici qualificati, che hanno svolto e svolgono il loro compito non solo professionalmente, ma anche con lo spirito del volontariato e dalla passione.

Spirito d’aggregazione: la Società Ginnastica Pavese nacque, precorritrice delle attuali polisportive, con il nome di ginnastica perché allora, impropriamente, si usava questo termine per comprendere anche altre discipline sportive.
Praticamente si considerava il termine ginnastica come sinonimo di sport, essendo questa parola non ancora sufficientemente in uso.
Lo sport, infatti, nella sua accezione moderna, nasce in Inghilterra alla fine del XVIII secolo, ma iniziò realmente la sua diffusione solo nel 1857 grazie a Thomas Hugues, autore del trattato “I giorni di scuola di Tom Brown” dal quale prese spunto De Coubertin per creare le Olimpiadi moderne. Va, a tal proposito e per la verità storica, ricordato che Hugues fu allievo prediletto del grande educatore Thomas Arnold, rettore fino al 1842 dell’Università di Rugby, ove mosse i primi passi il gioco che da quell’Università prese proprio il nome: Rugby.
Nessuno, nel lontano 1879, poteva supporre che la scelta di chiamare Ginnastica la società, risultasse così appropriata, tracciando la rotta da seguire, infatti, in seguito, come tutti sappiamo, proprio con la ginnastica moderna, unitamente alla lotta greco romana e la pesistica, si è sviluppata la Pavese.
Ginnastica moderna nata solo una trentina d’anni prima in Germania ed in Svezia con Janh, Muhts, Ling e successivamente introdotta in Italia da Baumann.
Quello che contava allora, non era tanto la specialità sportiva, quanto il riuscire ad aggregare tanti giovani o meno giovani uniti dallo stesso ideale che oggi definiamo sportivo.
Quest’aggregazione, fortunatamente, non è mai venuta meno ed ancora oggi si può verificare nel rapporto esistente non solo fra i frequentatori della palestra, ma anche con le famiglie e mi permetto di affermare che in un momento di particolare difficoltà non solo sociale, il trovare un luogo dove oltre alla cura del corpo si curano anche i rapporti umani, non è cosa facile.
La Società Ginnastica Pavese, anche in questo, ha dato e continua a dare un esempio a tutta la cittadinanza ed a quegli operatori che dedicano la loro attività al lucro e purtroppo, talvolta, anche al mercimonio. E’ difficile, per non dire impossibile, curare con entusiasmo, passione ed oso dire con amore, la crescita corporea di un bambino e la sua attività motoria, quando il primo pensiero è rivolto al guadagno.
Oggi sia per i più piccoli che per quelli più grandicelli, fino ad arrivare agli adolescenti, non è possibile trovare facilmente dei luoghi dove poter socializzare civilmente, educatamente, correttamente, tenendo presente che nel mondo attuale, finalmente, anche i più illustri pedagogisti hanno riconosciuto che l’educazione globale del fanciullo deve comprendere anche una corretta attività motoria.
Fortunatamente esistono anche realtà positive come questa meritoria istituzione pavese.

Risultati sportivi: è l’elemento che mi mette in maggior difficoltà, in quanto il numero dei successi ottenuti negli anni dalla “Pavese” è veramente notevole e solo elencando i più importanti occorrerebbero ore di lettura.
Sarebbe inoltre difficile valutare i più importanti, perché nel concetto formativo che la società continua saggiamente ad interpretare, un titolo nazionale vale quanto il successo individuale del bambino che, dopo tante prove, per la prima volta da solo, è riuscito ad eseguire perfettamente una semplice capriola.
Questa è l’etica di una vera e seria società sportiva; ma se l’etica è fondamentale, altrettanto fondamentale è l’ottenimento dei risultati dei propri atleti.
La “ Ginnastica Pavese”, nella sua storia, può dirsi ben fiera degli allori conseguiti, oggi come ieri. Dal mitico Enrico Scuri, al campione europeo Attilio Bescapè, dalla storica medaglia d’argento alle olimpiadi di Amsterdam nel 1928, conquistata dalle “pavesine”, come furono definite dalla Gazzetta dello Sport, le undici ragazzine della Pavese dirette dal “guru” della ginnastica prof. Grevi, all’attuale punta di diamante della ritmica italiana Valentina Riccardi, ai giovani della pesistica, si potrebbero citare, oltre ai 52 titoli italiani conquistati, una quantità innumerevole di campioni e relative vittorie nella ginnastica maschile e femminile, nella lotta greco romana e nel sollevamento pesi; non dimenticando, agli albori della società, nel ciclismo, tiro a segno, scherma ed anche nella pallacanestro e l’atletica leggera.
Difficilmente una società può contare su una messe di risultati di tal entità; l’assegnazione da parte del Coni della stella d’oro al merito sportivo, ha testimoniato e ricompensato, solo in piccola parte, il gran lavoro svolto.

La medaglia d’oro di pubblica benemerenza, concessa dal Comune di Pavia nel 1962, a conclusione di un anno veramente particolare, nel quale sono stati organizzati anche i Campionati Italiani Assoluti di Ginnastica Artistica maschile, ha riassunto nella sua motivazione i valori reale della Società Ginnastica Pavese:
sodalizio benemerito della formazione fisica spirituale della gioventù”.
D’altra parte Pavia aveva avuto modo d’essere grata alla Ginnastica Pavese anche molti anni prima, nel corso della prima guerra mondiale, quando la “Pavese” interpretando civilmente il sentimento popolare del momento, si adoperò per costituire una sezione di pronto soccorso per il trasporto dei militari feriti al fronte, negli ospedali cittadini.
Fra le molteplici attività svolte dalla Pavese ha particolare rilievo quell’organizzativa. Dal 1921 anno di svolgimento del 1°concorso internazionale di ginnastica, disputato nello stadio di S. Giuseppe e definito allora “concorso modello”, allo scorso mese di settembre, con l’ottima organizzazione del triangolare di ritmica Italia – Russia – Bielorussia, la Pavese ha dimostrato, anche in questo campo, le proprie capacità. Fra queste due manifestazioni tante altre a livello nazionale ed internazionale delle varie specialità. Gli sportivi pavesi hanno potuto così ammirare le più forti ginnaste del mondo, i migliori ginnasti, i più famosi lottatori ed eccellenti pesisti che hanno calcato le pedane pavesi grazie allo sforzo organizzativo di questa società.
Fatti ed aneddoti hanno logicamente riempito i molti anni di storia della “Pavese”, ma di là da questi episodi è bello ricordare che dopo 120 anni di vita, ed esattamente a 99 anni dall’inaugurazione della sede storica di Via Luigi Porta, la Ginnastica Pavese è ancora in quella sede, sotto la torre di S.Dalmazio e la dirimpettaia torre del Belcredi, che con i suoi 60 metri è la più alta fra le torri ancora intatte a Pavia e rappresenta metaforicamente la grandezza e la vetustà della Pavese stessa. Proprio sotto le due torri, fonti di preoccupazione nel passato ed espressione di ritrovata vigoria nel presente, la Pavese trova negli atleti attuali, la linfa vitale che gli permette di guardare al futuro con rinnovato entusiasmo e tanta voglia di far bene, come ha sempre fatto.

Mino Milani
ha espresso, assieme alla sua grande stima per la Pavese, il rammarico di non averne mai fatto parte e per questo si sente un po’ meno “pavesissimo”, io mi permetto, non di contraddirlo, ma almeno in parte integrarlo, perché anche se non ha mai fatto parte fisicamente della società, come altri pavesi doc, è la Pavese che essendo parte integrante del tessuto connettivo di questa vituperata, ma tanto amata città ha permesso, con la sua serietà, la sua tradizione, il suo impegno sociale, le sue vittorie ed i suoi trionfi, a tutti noi pavesi di sentirci idealmente e moralmente “pavesissimi”.

A tal proposito e pertanto non a caso, concludo questo mio intervento citando nuovamente Gianni Brera che nel 1979, in occasione del centenario, scriveva: la storia di Pavia ha almeno tre millenni, ma il secolo di vita della Società Ginnastica Pavese riassume civilmente un’era della quale in tutta onestà e senza alcuna iattanza ci possiamo dire onorati. Personalmente, molto modestamente, aggiungo che, anche negli ultimi vent’anni, la storia della Pavese è proseguita sulla stessa strada contrassegnata da pietre miliari di lavoro e successi, con lo stesso spirito, la stessa tenacia, e quell’identica grinta che l’ha sempre contraddistinta, cosi da permettere ai pavesi di continuare ad esserne onorati.

Pavia tutta,
dalle istituzioni al semplice cittadino, deve ringraziare la Società Ginnastica Pavese, per quello che ha fatto in questi primi 120 anni di attività, ed il ringraziamento migliore e doveroso è solo uno: sorreggerla ed aiutarla a continuare il suo radioso cammino.

Distinti saluti

Siro Pietro Quaroni